Val Senales 1/3

Prologo
I primi di maggio ricevo una mail dal presidente “ilbaronerosso” oggetto: Val Senales.
Si sta organizzando un tour di tre giorni in bike in Val Senales e partono le mail di convocazione.
In un primo tempo mi faccio prendere dall’entusiasmo: “che bello! non ci sono mai stato… mi piace la montagna e pedalare in salita; potrebbe essere una bella idea, però… ma ndo’ sta sta Val Senales???? boh!” non lo sapevo mica!
“Poi non so se c’ho le ferie…. boh non lo so mica…. vabbè ti farò sapere….” e tutto finisce lì.
Verso fine maggio mi arriva un SMS dalla Boemia: è la “Manza” che mi avverte che non potrà andare in Val Senales e mi chiede se sono disponibile ad andare al posto loro o se devono disdire le camere prenotate: accetto (anche se non so ancora la disponibilità delle ferie).
Pochi giorni prima di partire mi chiama ilbaronerosso e gli confermo che ci sarò!

Martedi 10 ore 16:00 ilbaronerosso passa a casa mia per ritirare la mia bici: la mattina successiva si parte, cominciamo a caricare i bagagli
Mercoledi 11: si parte! dopo un lungo viaggio arriviamo a Madonna di Senales nel pomeriggio: il tempo di cambiarci e ci tuffiamo in piscina! Dopo cena usciamo per un giro di perlustrazione della zona.

Giovedi 12: 1 tappa – (Madonna di Senales – Plan – 36 Km 1700m di dislivello) finalmente si pedala!

[singlepic=213,320,240,,left]Dopo una ricca colazione ci prepariamo ed alle 8:30 siamo pronti. Siamo un po’ timorosi…. il termometro segna 10 gradi, nei giorni precedenti è nevicato: le previsioni comunque sono buone.
Rifornimento d’acqua alla fontana scoperta la sera prima e ci dirigiamo su asfalto in discesa verso Certosa, il freddo si fa un po’ sentire.
Dopo 6 km di discesa prendiamo una rampa in asfalto sulla sinistra (pendenza 20%) che in 5,5 km ci porta a Casera di Fuori (1954m); il freddo non lo sentiamo più e cominciamo a spogliarci. Fabio comincia a dare i primi segni di cedimento: il poco allenamento in salita si fa sentire!
Comincia lo sterrato che ci porterà a Passo Gelato (2895m). Poco dopo Lobo buca: una canalina di metallo gli taglia il copertone e fora la camera d’aria. Ci fermiamo per la sostituzione della camera. Non abbiamo i tip top per copertone e Lobo sopperisce con una fascia in kevlar.
La salita si fa via via più impegnativa, ma più che la pendenza soffriamo il ‘suolo’, è troppo sconnesso ci sono troppi sassi ed è difficile pedalare: io alterno momenti a spinta a pedalate come vedo che la sterrata si fa più pedalabile. Ci mischiamo a biker tedeschi: una lunga processione di ciclisti, ora a piedi e ora pedalando, si snoda come un serpentone lungo gli ultimi tornanti.
In 5 km arriviamo a Passo Gelato; se prima pedalare era difficile adesso diventa impossibile, bisogna caricarsi le bici in spalla ed arrampicarsi sulle rocce. Io e il presidente ci facciamo un po’ di foto in attesa di Lobo.
Sai che c’è? fa freschetto, c’abbiamo fame…. raggiungiamo Carmine ed Elvis al Rifugio Petrarca, tanto Lobo sa dove trovarci.
Ci ricompattiamo, mangiamo (io un panino col formaggio, una coca e lo strudel), ma Fabio ancora non si vede…
Dopo un po’ riusciamo a metterci in contatto con lui col cellulare: ha mollato ed è tornato indietro.
Ci prepariamo per la discesa; io mi preoccupo: l’ultimo tratto di salita non mi era piaciuto tanto, chiedo informazioni sulla discesa verso Plan (1622m); sarà uguale? “Magari!” mi rispondono.
Indossiamo le protezione a braccia e gambe e cominciamo la discesa (io ho delle misere conchigliette per i “rollerblade”; non molto, ma comunque si riveleranno utili, così come lo sono state in passato in altre circostanze).
Ci domandiamo come facciano i biker tedeschi senza protezione a scendere per quella discesa. La risposta arriva presto; infatti dopo due tornanti li troviamo tutti lì che procedono a piedi!
Noi siamo un po’ più “sboroni” e andiamo giù più tranquilli. Io ho un po’ di esitazioni, la mia bici non è molto adatta a quei tipi di percorsi, e qualche scivolatina me la concedo. Gli altri vanno giù più tranquilli anche se alcuni tratti tocca farseli a piedi.
Gli ostacoli più rognosi sono le canaline: lastre di pietra messe in verticale per consentire lo scolo dell’acqua. Nessun problema se non fosse per il fatto che si trovano sempre dietro i tornanti: si arriva troppo piano e non c’è molta inerzia per superarli e poi tendono a buttarci verso l’esterno non consentendoci di chiudere bene le curve.
Man mano che si scende le canaline diventano sempre più alte e ci costringono in continuazione ad alzare l’anteriore. Io mi guardo sotto: quanto vorrei avere in mezzo alle gambe 20 cm di…. escursione; la mia è una forcella da XC.
6 Km di discesa impegnativa che ci portano ad un rifugio (1860m); i miei quattro compagni di avventura si ristorano con qualcosa, io me ne resto in disparte, un po’ provato e tra me e me penso…. “MINGHIA!!! ma chi me l’ha fatto fa’!”
La discesa adesso e tranquilla in poco più di 4 km arriviamo a Plan; trovato l’albergo ci diamo una sistemata e ci spariamo sauna ed idromassaggio e poi di corsa a cena (la servono alle 18:30!)

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…to be continued…

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